Il Bigliettino della Fortuna Funziona Davvero? Cosa Dice la Scienza sui Rituali degli Studenti
Nel pieno della Maturità 2025, mentre migliaia di studenti affrontano la temuta seconda prova di matematica, nelle scuole italiane si respira un’aria quasi magica. Tra magliette portafortuna, penne “magiche”, playlist motivazionali e immancabili bigliettini nascosti nelle tasche, ogni studente sembra avere il proprio rituale personale per tenere a bada l’ansia da esame. Ma questi gesti aiutano davvero? O sono solo superstizioni consolatorie? La psicologia ha qualcosa da dire in merito.
Perché gli studenti si affidano ai rituali
Dal bigliettino scritto dalla mamma alla penna che “porta bene”, i giovani italiani non sono gli unici a cercare conforto nei riti scaramantici. In tutta Europa – dalla Germania alla Francia, fino al lontano Giappone – gesti simbolici e oggetti fortunati fanno parte della preparazione agli esami. Non si tratta solo di colore locale: secondo studi condotti in ambito accademico, più della metà degli studenti europei ammette di ricorrere a rituali scaramantici in momenti di alta pressione.
I rituali più diffusi sono spesso semplici, ma carichi di significato personale. Tra i più popolari ci sono:
- Il bigliettino della fortuna, spesso scritto da un amico o dai genitori e nascosto nella tasca sinistra
- La penna di fiducia, usata in tutti gli esami positivi
- Il classico outfit portafortuna, replicato prova dopo prova
- Il “caffè rituale”, preso sempre allo stesso orario con le stesse modalità
- Una playlist motivazionale per entrare nella giusta mentalità
Ognuna di queste pratiche racchiude una dose di sicurezza e stabilità. Perché, anche se scientificamente non influenzano gli esiti, nella mente fanno davvero la differenza.
La scienza dietro la superstizione: effetti reali sulla mente
Cosa fa sì che un semplice bigliettino o un braccialetto regali tranquillità a chi sta per affrontare un esame? La risposta sta nei meccanismi psicologici attivati da questi gesti. Non serve crederci veramente: basta il fatto di sentirsi meglio per sortire effetti concreti sul rendimento.
Senso di controllo percepito
In situazioni stressanti come gli esami, il cervello cerca un’illusione di controllo. I rituali funzionano proprio perché “danno forma” all’incertezza. Anche se non hanno una vera influenza sull’esito, fanno percepire maggiore padronanza della situazione. E questo conta eccome.
Riduzione dell’ansia da prestazione
Rituali ripetuti attivano il sistema parasimpatico, quello responsabile del rilassamento. È come se il gesto rassicurante dicesse al corpo: “Va tutto bene”. Il risultato? Meno stress, più concentrazione e migliori performance cognitive.
L’effetto placebo mentale
Proprio come una pillola zuccherata può alleviare un mal di testa, anche un oggetto simbolico può generare benefici mentali. Se uno studente crede – anche solo un po’ – che quel gesto gli porterà fortuna, la forza dell’autoconvinzione farà il resto.
I rituali migliori? Quelli attivi e significativi
Non tutti i rituali sono uguali. Quelli più efficaci, secondo la scienza, sono quelli attivi e personalizzati. In pratica, funziona meglio ciò che fai e senti davvero tuo, piuttosto che un gesto meccanico.
- Affermazioni motivazionali scritte e ripetute, che aiutano a rafforzare l’autoefficacia
- Piccoli gesti simbolici ripetuti intenzionalmente, come bussare tre volte su un tavolo
- Frasi positive dette ad alta voce, per rafforzare la fiducia in sé stessi
Chi invece si limita a indossare un oggetto “forte di default”, senza legame emotivo, difficilmente noterà un reale impatto. È la connessione personale ciò che fa la differenza.
Quando il rito diventa ossessione
Attenzione però: anche i rituali più innocui possono trasformarsi in gabbie, specialmente quando diventano indispensabili per affrontare una prova. Se l’ansia aumenta se non si riesce a compiere il gesto scaramantico, è il momento di fare un passo indietro.
Ecco alcuni segnali preoccupanti da monitorare:
- Anche solo saltare il rituale crea forte agitazione
- I gesti simbolici diventano complessi e rigidi
- Lo studente si sente bloccato senza quel gesto o oggetto
- Il tempo dedicato al rito supera quello per la preparazione
In questi casi, può essere utile rivedere il proprio approccio mentale o parlarne con qualcuno di fiducia. L’obiettivo è sempre far sì che un rituale sia un supporto, non una prigione.
Strategie efficaci e scientificamente testate per affrontare l’esame
Se il fine ultimo è quello di abbassare il livello d’ansia e salire di rendimento, esistono metodi ancora più efficaci, validati dalla ricerca scientifica. Non escludono i rituali, ma li integrano con pratiche strutturate e personalizzate.
Routine pre-esame
Proprio come gli atleti professionisti hanno un protocollo prima della gara, anche lo studente può trarre beneficio da una routine che prepara corpo e mente al meglio. Una sequenza ottimale può comprendere:
- Alcuni minuti di respirazione lenta e profonda
- Un momento di visualizzazione positiva dell’esame
- Frasi motivazionali pronunciate ad alta voce
- Stiramenti leggeri o una breve camminata per scaricare la tensione
Il potere della postura e della tecnologia
Assumere una postura sicura – spalle dritte, occhi alti – può influenzare lo stato mentale e aumentare la sicurezza percepita. E, se usate bene, anche le app possono diventare un alleato potente: dal rilassamento guidato agli esercizi di mindfulness, la tecnologia mette a disposizione strumenti immediati per gestire l’ansia e restare lucidi fino alla fine.
Il nuovo volto dei rituali: tra scaramanzia e innovazione digitale
Oggi i rituali superstiziosi convivono con strumenti tecnologici e pratiche di benessere mentale. Gli studenti mescolano tradizione e innovazione: playlist motivazionali su Spotify, promemoria ispirazionali, meditazioni guidate, oggetti simbolici nascosti nello zaino. Niente più divisione tra razionale e irrazionale: tutto fa brodo, purché serva a mantenere la mente centrata.
Quindi, il bigliettino della fortuna serve davvero?
Sì, ma non perché abbia poteri magici. Il bigliettino, come qualsiasi altro oggetto fortunato, funziona perché parla alla psiche, rafforza la fiducia e placa lo stress. È l’equivalente psicologico di una mano sulla spalla: un piccolo gesto che dice “sei pronto”.
In fin dei conti, ciò che conta è ciò che accade dentro di noi. I riti, simbolici o digitali, servono a innescare processi mentali positivi. E a ricordarci che l’esame lo affrontiamo con tutto quello che siamo: preparazione, fatica… e magari anche un pizzico di magia personale.
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