La spugna per piatti rappresenta uno degli oggetti più utilizzati nella cucina moderna, entrando quotidianamente in contatto con residui alimentari, grassi, detergenti e acqua calda. Tuttavia, risulta essere anche tra gli strumenti meno mantenuti correttamente nell’ambiente domestico. L’odore sgradevole che spesso si avverte provenire dal lavandino ha un colpevevole ben preciso: la proliferazione batterica favorita da umidità, materia organica residua e mancanza di asciugatura adeguata.
Secondo uno studio pubblicato su Scientific Reports nel 2017 dai ricercatori Sylvia Schnell dell’Università di Giessen e Markus Egert dell’Università di Furtwangen, una spugna umida costituisce un ambiente ricco di nutrienti con temperatura ideale per batteri come Pseudomonas, Moraxella e varie specie di Enterobacteriaceae. La ricerca ha analizzato 14 spugne da cucina usate, identificando la presenza di 50 miliardi di microrganismi per centimetro cubo. Quando questi microrganismi si moltiplicano, producono composti volatili solforati responsabili del cattivo odore, con Moraxella osloensis come principale responsabile.
Perché l’umidità della spugna favorisce i batteri dannosi
Tre fattori collaborano sinergicamente per trasformare una comune spugna da cucina in un ambiente microbico problematico: calore, nutrimento organico e ristagno dell’acqua. Immediatamente dopo l’utilizzo, la spugna trattiene acqua calda e piccole quantità di cibo macerato, creando condizioni favorevoli per lo sviluppo di colonie batteriche.
Anche risciacquando la spugna sotto acqua corrente, questo gesto elimina solamente una frazione dei microrganismi presenti. Gli studi dimostrano che l’utilizzo della sola acqua tiepida può ridurre temporaneamente il carico batterico, ma senza asciugatura attiva, la riproduzione riprende rapidamente entro poche ore.
L’umidità residua rappresenta il principale vettore della puzza nelle spugne. Il ristagno impedisce l’evaporazione dell’acqua e mantiene la superficie a un livello di umidità del 30-60%, fascia ottimale per la fermentazione batterica. I Centers for Disease Control and Prevention confermano che l’asciugatura all’aria costituisce un metodo efficace per ridurre l’umidità residua, fattore critico per la crescita batterica.
Come asciugare correttamente la spugna per eliminare cattivi odori
Il passaggio decisivo non richiede disinfettanti o sbiancanti, ma il corretto drenaggio per gravità. Dopo ogni utilizzo, strizzare accuratamente la spugna rappresenta il primo gesto tecnico fondamentale: non basta una compressione leggera, ma una spremitura completa che rimuova almeno l’80-90% del contenuto liquido.
Altrettanto importante risulta il modo di riporre la spugna. La maggior parte delle persone la abbandona sul fondo del lavello, spesso ancora umido o coperto da stoviglie. In questa posizione, l’umidità viene trattenuta a lungo, impedendo circolazione d’aria e asciugatura.
Il miglioramento si ottiene utilizzando un supporto aperto: un gancio magnetico per spugne da applicare al bordo del lavello o una mensolina traforata sopra il rubinetto. Questi strumenti, economici e facilmente reperibili, permettono di riporre la spugna in posizione verticale ed esposta all’aria. Questa sospensione incrementa drasticamente la superficie a contatto con l’aria e facilita lo sgocciolamento verso il basso, riducendo il tempo necessario all’asciugatura da oltre 5 ore a meno di 90 minuti.
Alternanza delle spugne: strategia efficace contro batteri
Anche con la migliore gestione, una spugna ha un tempo di vita utile limitato. I materiali porosi progressivamente si degradano, accumulando microparticelle che riducono l’efficacia antibatterica e la capacità drenante.
L’uso alternato di due spugne rappresenta una pratica che pochi adottano ma molto efficace. Il principio è semplice: mentre una spugna viene utilizzata, l’altra si lascia asciugare completamente. Alternare spugne garantisce una riduzione del tempo di esposizione degli agenti microbici, limitando la carica totale e prolungando la durata di entrambe.
Le colonie microbiche devono adattarsi costantemente all’ambiente per evitare il collasso. Ogni interruzione del ciclo di umidità indebolisce la capacità dei batteri di colonizzare a lungo, rendendo le spugne meno ricettive a biofilm persistenti.
Errori comuni nella pulizia spugne: cosa evitare
Spesso si ricorre a soluzioni aggressive come candeggina o microonde. La ricerca di Schnell ed Egert ha dimostrato che queste soluzioni risultano inefficaci e controproducenti. Lo studio ha evidenziato che le spugne sterilizzate contenevano una percentuale maggiore di batteri patogeni rispetto a quelle non trattate. I batteri nocivi mostrano maggiore resistenza e ricolonizzano rapidamente le aree sterilizzate.
Esistono invece accorgimenti più sostenibili a lungo termine:
- Utilizzare acqua bollente per sciacquare la spugna a fine giornata aiuta a denaturare le membrane cellulari batteriche
- Ogni 4-5 giorni, immergere la spugna in soluzione di acqua e aceto bianco con rapporto 2:1, lasciando riposare 15 minuti
- Sostituire la spugna ogni 7 giorni nelle cucine con utilizzo intensivo
- Preferire materiali sintetici a lenta fermentazione, come cellulosa rigida o microfibra antibatterica
È fondamentale sottolineare che sostituire settimanalmente la spugna rappresenta l’unico metodo veramente efficace per ridurre i rischi igienici. La contaminazione batterica raggiunge livelli paragonabili alle feci umane già dopo 7 giorni d’uso, come dimostrato dall’analisi del DNA microbiologico.
Conseguenze del trascurare l’asciugatura delle spugne
Lasciare che la spugna si impregni quotidianamente di umidità porta a cambiamenti significativi nel suo microambiente interno. Oltre all’odore, si sviluppano biofilm adesivi resistenti e difficili da eliminare anche con lavaggi aggressivi. Questi biofilm possono contenere agenti patogeni opportunisti se l’ambiente della cucina ospita alimenti crudi.
Le particelle organiche intrappolate nelle maglie deteriorate della spugna possono migrare sulle stoviglie pulite, creando un ciclo di contaminazione difficile da interrompere. Da un punto di vista economico, trascurare una corretta gestione significa sostituire la spugna più spesso e aumentare il rischio di contaminazione di altre superfici.
Modificare attivamente l’ecosistema in cui si inserisce la spugna, ponendo al centro la circolazione dell’aria e il tempo di asciugatura, rappresenta la soluzione più efficace. Una cucina più asciutta e traspirante risulta meno ospitale per i microorganismi indesiderati. I ganci magnetici o supporti sospesi costituiscono soluzioni durature, economiche e adattabili, che permettono di integrare pratiche igieniche migliori nell’intera routine di pulizia domestica.
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