“Toccare i soldi della pensione ti fa sentire più sicuro? Il fenomeno delle code alle Poste che la tecnologia non può cancellare”

Poste Italiane, pensioni e psicologia: perché in fila il lunedì mattina?

Ogni primo lunedì del mese, specialmente di mattina, gli uffici postali italiani si riempiono di code interminabili. Davanti agli sportelli di Poste Italiane si formano file ordinatamente composte, in buona parte da persone anziane in attesa di ritirare la pensione. Eppure esistono alternative moderne e funzionali: dall’accredito diretto su conto bancario o postale all’utilizzo di strumenti come la Postepay Evolution.

La domanda, quindi, sorge spontanea: perché continuiamo a fare la fila fisicamente, quando potremmo evitare tutto questo con un semplice clic? La risposta non è solo tecnologica. È psicologica, sociale, culturale: un mosaico complesso in cui si intrecciano bisogni di sicurezza, rituali quotidiani, voglia di socialità e una profonda sfiducia verso ciò che non si può vedere né toccare con mano.

Contanti, sicurezza e controllo: non è solo nostalgia

Il primo elemento fondamentale è legato alla percezione della sicurezza fisica del denaro. Ritiro in contanti uguale tranquillità. Toccare le banconote, contarle, infilare il contante nel portafogli regala una sensazione di padronanza tangibile che lo schermo di uno smartphone non può offrire. È il cosiddetto bias della concretezza, ben noto alla psicologia cognitiva: ci fidiamo più di ciò che possiamo “vedere coi nostri occhi”, soprattutto quando si parla di soldi.

Anche grandi economisti come Daniel Kahneman hanno dimostrato quanto preferiamo talvolta la certezza alla comodità, anche a costo di sacrificare tempo ed energie. Non è solo un fatto anagrafico, ma umano: sapere dove sono i propri soldi, chi ce li consegna e quando si ricevono rende l’esperienza più rassicurante.

Un rituale che conforta

Per molti italiani, la visita all’ufficio postale è diventata un rituale a tutti gli effetti. Rivivere ogni mese le stesse azioni — prendere il numeretto, aspettare il proprio turno, parlare con l’impiegato — fornisce una sorta di ordine e stabilità. È un’abitudine che porta conforto e regolarità, soprattutto per chi non è cresciuto nel mondo dei bonifici istantanei e delle app bancarie.

La forza del gruppo: quando tutti si mettono in fila

Uno dei meccanismi psicologici più potenti è senza dubbio la mentalità del gregge. Se tutti lo fanno, ci sarà un valido motivo. A prescindere dalla logica razionale, seguire il comportamento collettivo riduce l’ansia da incertezza. Questa influenza sociale è visibile ogni mese davanti alle Poste: la fila diventa una sorta di conferma sociale di ciò che è “giusto” fare.

A ciò si aggiunge la paura di perdere qualcosa. Magari una comunicazione importante, magari il momento giusto, magari la pensione stessa. Questa sensazione — persino quando infondata — attiva un bisogno immediato di esserci. Senza contare l’effetto FOMO (Fear of Missing Out), ossia il timore di perdersi qualcosa, sempre più diffuso anche nelle persone meno digitali.

  • Il contesto sociale influisce sulle scelte individuali
  • Essere presenti all’ufficio postale rassicura più dell’attesa passiva di un’operazione online

La fila non è solo una fila

In tanti casi, la fila è anche un luogo — o meglio, un’occasione — di contatto umano. Si incrociano sguardi familiari, si scambiano due chiacchiere, si mantengono alive i legami di quartiere. Per molti anziani, spesso soli o isolati, quell’ora di fila diventa una finestra sulla società. Anche l’interazione con l’impiegato ha un suo peso: guardarsi negli occhi, salutarsi, scambiarsi un sorriso offre qualcosa che nessuna app potrà mai restituire.

Troppa tecnologia, troppo stress

Non è solo questione di preferenze: lo stress generato dall’accelerazione digitale è reale, soprattutto tra chi ha superato una certa età. I tanti cambiamenti, le app che si aggiornano, i PIN da ricordare, i sistemi di autenticazione — tutto questo può generare confusione e insicurezza. Preferire lo sportello postale è spesso una forma di autodifesa cognitiva, più che di arretratezza tecnologica.

Davanti a un ventaglio troppo ampio di opzioni, la semplicità vince. Ritirare la pensione in contanti significa scegliere un’unica azione, chiara e nota. Niente dubbi, nessun passaggio complesso. Una soluzione lineare, molto più “umana”.

  • La tecnologia può disorientare se manca la fiducia
  • Il ritiro fisico ha il vantaggio della familiarità e della chiarezza

Il tempo investito diventa valore

Curiosamente, anche l’attesa stessa viene spesso percepita come parte integrante del valore finale. È l’effetto del tempo investito: più tempo si impiega in un’attività, più importanza le si attribuisce. Ritirare la pensione non è solo prendere dei soldi, ma viverne l’attesa come fase essenziale dell’esperienza. Come dire: “Se ho aspettato, allora ne valeva la pena”.

Un gesto antico che ci fa sentire umani

Molti comportamenti legati alle Poste, che oggi potrebbero apparire obsoleti, trovano invece fondamento in bisogni autentici e radicati. Il bisogno di sicurezza, di controllo, di prevedibilità. Ma anche di socializzazione, di riconoscimento, di appartenenza. In un’Italia che corre verso il digitale, c’è una parte di Paese che cerca ancora punti fermi, luoghi fisici, persone reali.

Forse per questo la fila alle Poste non è solo una scocciatura mensile, ma uno degli ultimi spazi in cui contare i soldi è anche un modo per contarsi, per riconoscersi, per sentirsi ancora parte della comunità.

Perché ritirare la pensione di persona?
Per toccare i soldi
Per parlare con qualcuno
Per abitudine rassicurante
Perché lo fanno tutti

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